Un eremo agricolo - into the wild - nelle terre selvagge - - 010041 - LT - 0001

Il nostro eremo è avvolto da fasce lentamente riavviate all'agricoltura perché qui è la natura che la fa da padrona. Questa casa è il nostro tentativo di imparare da lei il modo di nutrire le nostre vite con l'energia che c'è (lei lo sa fare molto bene, ha iniziato molto prima di noi...).


Noi viviamo questa casa come il nostro eremo agricolo. Cioè un luogo in cui nutrire sia il corpo che lo spirito con un apparente solitudine in mezzo ad una intensa vita selvatica.
Dopo numerosi anni di lavori, il nostro eremo agricolo è cresciuto abbastanza per proporlo come un luogo in cui condividere unesperienza, la nostra. Vogliamo condividere questa bellezza accogliendo ogni tanto ospiti.
Non proponiamo un soggiorno turistico ma un esperienza diretta della decrescita felice.

Si tratta di una casa rustica che abbiamo totalmente ristrutturata con materiali semplici, terra cruda e cotta, ardesia (siamo nella Valfontanabuona, quella dell'ardesia), legno, lana.


La questione dell'energia ci sembra trasversale ai tanti aspetti della vita quotidiana dell'eremo ( la casa, l'agricoltura, l'incontro e lo scambio di esperienze).
Il riscaldamento è a legna in un caminetto con stufa ad accumulo integrato con un antica cucina a legna . L'energia solare la fa da padrona per l'elettricità e il riscaldamento dell'acqua. L'elettricità di casa è in 12V (batteria). Per garantire la disponibilità di acqua calda con qualsiasi clima, la casa è attrezzata anche con un boiler a gas.
La cucina è attrezzata con un piano cottura a gas, un frigorifero piccolo tipo da campeggio.
Davanti alla casa  si affaccia su un vasto panorama di montagna e anche di mare (in lontananza).
La casa è letteralmente circondata di alberi, ciliegi, melo.
Ci sono 2 camere matrimoniali di cui una con letti divisibili, e una cameretta per bambini.
La casa è circondata da numerose fasce che stiamo progressivamente ricuperando all'agricoltura. Oltre ai castani, nocciole noci ciliegi che sono qui da prima di noi ci sono adesso numerosi altri alberi da frutta che stanno crescendo e iniziano a dare i primi frutti. Adoperiamo tecniche agricole naturali e ora (2017) stiamo evolvendo da coltivazioni ortive tradizionali verso piante aromatiche maggiormente in armonia con il nostro stile di vita fatto di una disponibilità non costante e di un cambiamento climatico chiaramente in atto .

Proponiamo anche un esperienza A circa 10 minuti in macchina si può raggiungere agevolmente il torrente Urri. In un ambiente molto selvaggio e sconosciuto ai turisti (persino agli abitanti del posto) si può praticare tuffi e nuoto in vasche naturali scavate dal torrente nella roccia,  possiamo farvi da guida in sicurezza lungo un percorso di canyoning piuttosto sportivo tra cascate e attraversamento di grande vasche tra pareti rocciose.

Pensiamo che una settimana possa essere un periodo sufficiente per fare un esperienza significativa e misurarsi con quel ritmo che ha accompagnato per millenni i nostri antenati e che oggi è tanto distante dalla vita cittadina.
Non è nostra intenzione praticare in modo permanente questa condivisione lo vogliamo fare solo una settimana ogni tanto in base alle richieste che ci arrivano e alle nostre esigenze famigliari.
Per contattarci : Philippe (0039) 348 41 351 41 - notiziediequa@gmail.com

Dove siamo:Google maps

Te remercier je le désire

Te remercier je le désire papa pour ce jour de l’hiver 1937 ou tu est né sur cette
terre, merci a ta mère et merci a ton père
Te remercier je le désire papa pour ton voyage à Astaffort et ta rencontre avec maman, c’était le 14 juillet 57.
Pour ton choix d’être infirmier en Algérie et pouvoir être fier de toi
Pour la vie que avec maman tu m’as donnée, pour celle d’Isabelle et pour celle de Pierre, nous participons ainsi au labyrinthe divin des causes e des effets,
Pour tes mains rudes et chaudes qui ont travaillé et retravaillé, modelé et remodelé la ferme de mon grand-père, Pour cette petite ferme pleine de vigne et de vaches, aujourd’hui pleine d’arbres et de chambres
Pour le lait, les tomates, les melons, la sueur poussiéreuse des champs de betterave et tous les voyages au petit matin dans un j5 qui était trop plein.
Pour le mystère de tes champs de tournesol et de colza plein de lumière,
Te remercier je le désire tellement pour ces jours d’automne 82, pour la préparation de la terre ensemble et sans répit, pour le grain semé dans la nuit et le brouillard. Que la vie sans peur du lendemain, donne fleuves de confiances a chacun d’entre vous!
Pour les milliers de chênes que nous avons planté, ils deviendront grands et ils se souviendront.
Pour ton partage passionné de l’antique sagesse avec la jeune génération.
Pour les erreurs que nous avons faites ensemble ça pouvaient finir bien pire mais nous avons appris,
Pour les erreurs des hommes avec les femmes et pour ceux comme toi qui comprennent
Pour les coups de mains partagés, les outils réinventés, recréés, et les jeux d’enfants.
Pour les projets rêvés comme les adolescents
Pour les conflits qui nous ont séparé ….. et puis rassemblé.
Te remercier je le désire papa pour la confiance mainte fois manifestée, elle a effacé les jours ou tu étais fâché.
Te remercier papa je le désire parce que tu m’as demandé de m’occuper de maman.
Pour la façon dont tu as tenté d’être un homme sage et pour nos mains nouées,
Te remercier je le désire papa.
Pour ton pied posé de l’autre coté de la frontière de la vie et puis retiré et ta douleur incroyablement effacée, tu as dit incrédule n’ayez pas peur, il n’existe que l’amour.
Pour le services des docteurs Himbert, et Grosleron de l’hôpital d’Agen, pour les infirmières d’Astaffort,
Pour la passion de la gentillesse du soin, l’accompagnement et la présence, pour tous tes amis, pour l’amour qui nous fait voir les autres comme la divinité même les voit,
Pour ta douloureuse et mystérieuse traversée de la terre du milieu et pendant l’ultime voyage la furtive caresse qui a réveillé maman.
Te remercier encore je le désire papa et toi aussi maman pour Isabelle et pour Pierre, ils nous manquent tant. Te remercier je le désire car tu les as déjà embrassé
Pour Stéphane, Noémie, Marion, Guillaume, Lucas, Claire et Annabelle tes petits enfants,
Pour la diversité des créatures qui compose cet univers singulier,

pour Borges et Mariangela Gualtieri qui m’ont prêté quelques uns de ces mots, pour ces mots que j’ai pu te dire, te remercier je le désire.
Et sache papa que les mots ont manqué pour te dire tout mon désir de te remercier.

Di chi è la montagna ?

Del vecchio che ha plasmato e riplasmato le fasce del nonno ?
Del figlio che viene lì una volta all’anno in memoria del padre ?
O dei nipoti sparsi per il mondo e che non conoscono la strada per arrivarci ?
Del foresto che comprando apre una nuova storia ?
Dei cinghiali che non conoscono steccati ?
Oppure dei cacciatori che li macellano a tonnellate ?

Di chi è la montagna ?
Del motociclista che riapre mulattiere e le trasforma in fossati ?
Del proprietario di cave che la porta via, pietra dopo pietra ?
O del camminatore che si ferma e la guarda ?
Del castagno piantato lì centinaia di anni fa ?
Della quercia spodestata dai castagni ?
Oppure del vento che urla sulle cime il suo dolore?

Di chi è la terra ?
Dell’agricoltore che coltiva da solo territori immensi?
Dell’industria che compra il raccolto sul campo?
Del bracciante che muore proprio li, lavorando ?
O del cittadino che mette quel cibo nel suo piatto?

Di chi è la terra ?
Del violento che lascia li dei bossoli ?
Del violento la cui traccia è un ombra ?
Del morto che la bagna del suo sangue?
O di chi piange su chi non c’è più?
Del monaco seduto e silenzioso ?
Della folla che vuole la guerra ?
Oppure della folla che cerca la pace ?

Di chi è la terra ?
Dei microorganismi che in un pugno di humus sono ben più tanti degli umani sul pianeta ?
Dei viventi ?
Delle pietre ?
Del sole che nel colore di ogni vivente, di ogni pietra, si diverte ? 
Oppure dell’acqua venuta dai confini dello spazio e che da sempre la culla e la trasforma, ora con carezze, ora con violenza ?

La terra:
È del puro sangue ?
È del colono ?
È del migrante che cammina su di essa per km nella lunga fila dell’esodo?

Di chi è la terra ?

Notizie di Equa

Durante alcuni anni usciva a scadenza più o meno regolare la news letter  NOTIZIE DI EQUA  poi le circostanze della vita hanno imposto il silenzio stampa. Forse oggi è tornato il tempo adatto per riprendere le comunicazioni.

In attesa del prossimo n°

Ecco quelli precedenti :
n° 1 - Il ritorno dei contadini
n° 2 - Anticancro
n° 2 bis - Primi cibi di Equa
n° 3 - Gps Valfontanabuona e Patto per il cibo 
n° 4 - La rivoluzione del BRF
n° 5 - Una fattoria per il futuro
n° 6 - per nutrire la vita 
n° 7 per nutrire la vita - In memoria di Pierre, Gerardo, Isabelle, Sergio,…

Verso l'Expo dell'eccellenza


Qui si vede l'invisibile,
       si ascolta l'indicibile
       e nutrire la vita anima ogni essere

Qui l'aria score, avvolgente e silenziosa,
       il nome del cibo è "quanto basta",
       e lo si semina nella nebbia di notte

cosi disse il camminatore dell'abisso mentre procedeva sul filo della vita.

Un albero mi disse…



  
Questa primavera mentre arrancavo ancora nella morsa dell’inverno un albero mi disse : guardami meglio e capirai !
Ecco ciò che ho visto e quanto ho capito.
Quando guardiamo un albero viene spontaneo percepire il suo slancio verso l’alto. Questo movimento che avviene molto lentamente, anno dopo anno, i nostri occhi lo leggono nelle tante ramificazioni che si allargano progressivamente nell’aria. Alcuni vedono persino il  movimento estremamente rallentato di una fontana con le gocce che ricadono attorno al getto principale diretto verso il cielo.
Questa lettura tuttavia ci porta ad un inganno perché a questo slancio associamo anche un flusso di materia (acqua, minerali,…) che l’albero porta su dalle radici sino alle foglie tramite la linfa. In un certo modo il nostro occhio ci porta a pensare che tutta la sua costruzione legnosa sia il frutto di un attività estrattiva che trasferisce lentamente materiali piccolissimi provenienti dalla terra per trasformarli tramite la famigerata fotosintesi clorofilliana in mattoncini di legno. L’albero quindi viene visto come un “frutto” della terra.
In effetti le cose non sono cosi perché oltre il 95% della massa dell’albero proviene dall’atmosfera e meno del 5 % proviene dalla terra.
Se aggiungiamo che tutta l’energia usata per assicurare la crescita di questa massa vegetale proviene soltanto dal nostro caro sole allora possiamo tranquillamente affermare che quando guardiamo un albero stiamo vedendo il frutto del cielo e del sole. Possiamo cosi riprendere l’espressione biblica dicendo che contrariamente alle apparenze l’albero nasce dall’alto.
Se prolunghiamo questo rovesciamento dello sguardo con le conoscenze relative al BRF, allora scopriamo che, a dirittura, è la terra fertile stessa ad essere il frutto dell’albero e non il contrario.
Il processo naturale di produzione di humus nasce proprio dalla grande disponibilità di rametti e di foglie sul suolo. Senza il loro rilascio da parte dell’albero, non potrebbero innescarsi nel suolo quelle bombe vitali che riescono ad aggradare un mondo minerale morto in un ambiente in grado di generare infinite forme di vita.
Quindi a questo punto, non solo l’albero ma anche la terra fertile nasce dall’alto.

Se avete voglia di seguirmi ancora, ecco altre cose che ho visto e spero capito. I lettori esperti di botanica mi scuseranno per l’uso di termini forse troppo generici per il loro gusto.

Abbiamo tutti notato la grande differenza di comportamento tra 2 grandi gruppi di alberi, le conifere e i latifoglie. Nella storia del nostro pianeta i primi sono i più antichi ed erano i padroni della terra ora sono stati ampiamente superati dai secondi.
Con poche eccezioni i primi tengono le loro foglie (gli aghi) tutto l’anno. Ciò li rende sempre uguali a loro stessi con poche variazioni nell’arco dell’anno. Quasi tutti i secondi invece (almeno alle nostre latitudini) si spogliano al punto di sembrare morti nel periodo invernale. Tra i primi troveremo gli alberi più alti, più grossi e più vecchi del pianeta potremo quasi dire i più forti eppure è tra i secondi che la vita si diverte di più in una gamma infinita di variazioni. Questo loro ciclo vitale cosi sensibile alla disponibilità della luce integra perfettamente il momento in cui la luce viene a mancare cosi come il momento in cui ritorna. Hanno imparato ad adattarsi alla riduzione della fonte energetica. Potremmo forse dire che si adattano per limitare il dolore e salvare la propria vita. Ed è proprio questa capacità di pianificare l’abbandono del proprio fogliame nonché il recupero  e lo stoccaggio nei rametti di tutte le sostanze più nutriente a diventare una fonte di vita per tanti altri esseri viventi e per loro stessi. Tutto questo materiale che cade in autunno avvia una vasta catena alimentare che consente l’aggradamento del suolo e la produzione di terra fertile.

Quando la luce ritorna, i latifogli liberano subito e con poco sforzo le riserve accumulate nelle ramaglie cioè nei pressi delle gemme, dei fiori, mentre la linfa stenta ancora ad arrivare e ci offrono ad esempio lo spettacolo incredibile dei ciliegi in fiore…
Possiamo dire che in milioni di anni di evoluzione, gli alberi hanno imparato proprio bene a nutrire la loro vita e quella di chi le circonda,… Intorno alle potenti conifere della prima ora e al loro andamento che sembra imperturbabile, la biodiversità non aumenta nella stessa misura, li il terreno rimane acido, la fertilità cresce poco.
A volte noi umani, che siamo una specie cosi giovane rispetto agli alberi, siamo attratti dalla potenza apparente delle conifere ma poi facciamo fatica ad integrare nella nostra vita quei momenti in cui l’energia per qualche motivo si riduce. I latifogli ci invitano ogni giorno dell’anno ad amare questa nostra apparente fragilità che i nostri occhi associano alla morte quando invece è il motore della vita.