Di chi è la montagna ?

Del vecchio che ha plasmato e riplasmato le fasce del nonno ?
Del figlio che viene lì una volta all’anno in memoria del padre ?
O dei nipoti sparsi per il mondo e che non conoscono la strada per arrivarci ?
Del foresto che comprando apre una nuova storia ?
Dei cinghiali che non conoscono steccati ?
Oppure dei cacciatori che li macellano a tonnellate ?

Di chi è la montagna ?
Del motociclista che riapre mulattiere e le trasforma in fossati ?
Del proprietario di cave che la porta via, pietra dopo pietra ?
O del camminatore che si ferma e la guarda ?
Del castagno piantato lì centinaia di anni fa ?
Della quercia spodestata dai castagni ?
Oppure del vento che urla sulle cime il suo dolore?

Di chi è la terra ?
Dell’agricoltore che coltiva da solo territori immensi?
Dell’industria che compra il raccolto sul campo?
Del bracciante che muore proprio li, lavorando ?
O del cittadino che mette quel cibo nel suo piatto?

Di chi è la terra ?
Del violento che lascia li dei bossoli ?
Del violento la cui traccia è un ombra ?
Del morto che la bagna del suo sangue?
O di chi piange su chi non c’è più?
Del monaco seduto e silenzioso ?
Della folla che vuole la guerra ?
Oppure della folla che cerca la pace ?

Di chi è la terra ?
Dei microorganismi che in un pugno di humus sono ben più tanti degli umani sul pianeta ?
Dei viventi ?
Delle pietre ?
Del sole che nel colore di ogni vivente, di ogni pietra, si diverte ? 
Oppure dell’acqua venuta dai confini dello spazio e che da sempre la culla e la trasforma, ora con carezze, ora con violenza ?

La terra:
È del puro sangue ?
È del colono ?
È del migrante che cammina su di essa per km nella lunga fila dell’esodo?

Di chi è la terra ?

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